Svolgo questa attività da trent’anni e mai avrei pensato ad una pausa così lunga nella mia professione.
Ultimo evento il 22 febbraio, cena Vogue, in occasione della chiusura della settimana della moda. Ricordo che per tutta la giornata e durante l’evento, il tema principale delle discussioni tra noi operatori e tra gli ospiti, era la paura di un elemento che avrebbe cambiato il corso della storia e le nostre abitudini.
Nessuno conosceva i termini, nessuno aveva idea di quanto fosse vero rispetto alle “chiacchiere“.
Il giorno seguente la paura si e’ trasformata in angoscia. Si perché nella paura conosciamo il pericolo o la causa che fa scaturire questa emozione, quindi possiamo decidere di affrontarla o eliminarla; l’angoscia invece subentra alla paura nel momento in cui non puoi elaborare un piano di difesa, non puoi scappare, perché il nemico e’ invisibile ed imprevedibile.
Dal 22 febbraio si sono spenti i riflettori su tutti i palcoscenici e si e’ fermata la musica.
Il mio primo operato e’ stato quello di confrontarmi con tutti i miei clienti, privati o aziendali, per i quali avevo programmato i loro eventi nei tre mesi successivi allo STOP.
Ovviamente gli eventi imminenti legati agli avvenimenti fieristici come il Vinitaly e il Salone del Mobile, sono stati annullati, come le cene aziendali indirizzate ad ospiti prevalentemente stranieri.
Nell’ambito wedding ho proposto più soluzioni: rimandare al 2021, spostare di qualche mese, o congelare la decisione fino ad un mese dal ricevimento. Per tutte e tre le soluzioni e’ stato richiesto un ulteriore lavoro per valutare che i progetti elaborati per una data specifica, fossero in linea con nuove date e con la location designata.
E’ improbabile che un matrimonio estivo si possa svolgere in un mese invernale senza modificare allestimenti e mood.
Il mondo degli eventi si e’ fermato... io no, nonostante questo tempo mi abbia rivelato la vulnerabilità delle certezze con le quali ho costruito la mia vita e la mia professione.
Ho pianto? Si, 40 minuti, e’ il tempo massimo che mi concedo per compatirmi in ogni situazione.
Ci sono momenti in cui è necessario agire, e altri in cui si deve accettare.
L’accettazione di un dolore, di un torto, di un avvenimento che mi destabilizza, mi offre sempre l’opportunità di scegliere se vivere nell’amarezza o nella gratitudine. Scelgo sempre la seconda soluzione: sono grata per ciò che e’ stato finora e grata per una pausa che mi permetta di “rivedere” e riflettere sul mio percorso interrogandomi se sia in linea con il mio essere.
“Solve et coagula,” ... “Concentra e disperdi le tue energie, secondo la situazione.”
Nel prossimo blog vi racconto come ho agito, pur accettando questa lacerazione che non ha risparmiato nessuno di noi.